Aurora e Cicciobello
Ieri una bambina di circa due anni e mezzo stava giocando da sola. Aveva un bambolotto di piccole dimensioni, una sorta di Ciocciobello in miniatura.
Il suo era un gioco nascosto. Se ne stava dietro a a un grande videogame, di quelli che stazionano ovunque, aveva occupato un angolino, una specie di insenatura ed era lì che il gioco diventava vita vera. Il bambolotto veniva nutrito con un minighiacciolo rosa, cullato tra le sue braccia, messo a nanna in uno spazio minuscolo, accudito in ogni suo bisogno.
Fin qui tutto normale. Fin qui tutto affascinante e bello a vedersi.
C’è una cosa che mi ha incuriosito:
La bambina giocava di nascosto, fermava il suo gioco ogni volta che si sentiva osservata dai coetanei; poi, quando gli altri riprendevano la loro attività, lei ricominciava a giocare.
Sui tavoli vicini (ero a un bar di uno stabilimento balneare) c’erano infatti altri bambini, ciascuno con il proprio Ipad o con l’Iphone della mamma o del papà. Ciascuno giocava per conto proprio, assorto, quasi inghiottito da un videogame. Ma ho potuto osservare, di tanto in tanto, le distrazioni dei loro sguardi, che andavano in direzione della bambina.
La bambina, che poi ho scoperto si chiamava Aurora, se ne stava lì, incastonata in un gioco immaginario, ma con connotazioni di realtà, un gioco in cui lei si occupava di far stare bene il suo Minicicciobello.
Non so perchè Aurora si nascondesse, ma le domande sono tante e tra queste:
Ma le domande non finiscono qui.
Non saprei proprio rispondere, ma quello che per me è stato davvero significativo si sintetizza in questi due punti:
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leggi tuttoSabato 30 gennaio
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leggi tuttoI bisogni educativi speciali. Diagnosi, prevenzione, intervento
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