Nutrire un bambino rappresenta un'importante forma di comunicazione tra il figlio e i suoi genitori, importantissima per il suo sviluppo; ma se questa comunicazione è difettosa perché il genitore crede che il bambino sia affamato, abbia freddo o sia stanco quando in realtà no lo è, al bambino viene impedito di imparare come gestire i suoi bisogni legati al cibo.
I genitori, incoraggiando i bambini a rispettare i segnali del proprio corpo, possono aiutarli a riconoscere sensazioni di fame e sazietà e ad aver il controllo del proprio appetito.
I genitori dovrebbero evitare di dare cibo per consolare i figli o per premiarli, perché il cibo non deve essere associato a nient'altro se non alla fame.
Che cosa fare
Certamente rispettare i gusti e le propensioni del bambino senza forzarlo eccessivamente nell'alimentazione, ma al tempo stesso offrire i cibi vari, insegnargli come stare educatamente a tavola, fare in modo che il pasto sia un momento sereno nel quale gli adulti offrono il modello di come sia piacevole assaggiare cose varie e come e stare insieme.
Il fatto che il piccolo cominci ad andare a scuola e si trattenga lì anche per il pranzo è un'ottima occasione, così come quella di avere l'opportunità di mangiare qualche volta da e con un amichetto o in un locale pubblico, per distanziarsi dalle abitudini familiari e dai conflitti relativi al cibo. Farlo partecipare, almeno qualche volta, alla preparazione dei cibi può aumentare il suo senso di competenza e facilitare il suo rapporto, presente ma soprattutto futuro, col cibo.
Cosa non fare
Evitare di far diventare i cibi occasione di guerre e duelli quotidiani: se il bambino si ostina a preferire solo poche cose, sarebbe bene proseguire comunque nel training di abituarlo a variare le sue scelte, ma senza insistere in maniera esagerata e rigida, e con sufficiente gradualità, evitando di entrare con lui in un braccio di ferro su questo.
Evitate pure di continuare a imboccarlo per farlo mangiare di più e più in fretta, poiché a questa età sa benissimo farlo da solo come peraltro accade a scuola.
Ancora, evitare di riempire i piatti fino all’orlo e di offrire i dolci e merendine perché non ha mangiato a tavola, così come evitare di trasformare la tavola di famiglia in un ristorante à la carte.
Nella stessa ottica, ci si dovrebbe assicurare che i pasti non durino per tempi interminabili: sarà bene sparecchiare dopo una decina, al massimo quindici minuti a pietanza, rimandando tutto al prossimo pasto.
Proseguendo nell'obiettivo di fissare delle regole comportamentali relative all'alimentazione, è doveroso non consentire che si comporti maleducatamente a tavola, purché mangi; se poi i genitori decidessero spontaneamente di fare a meno della televisione durante i pasti, si getteranno le basi sia per un miglioramento della comunicazione intrafamiliare, sia per evitare in futuro lotte all'ultimo sangue su quale programma debba essere visto!
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